Entrate. Non si arresta la mobilitazione per ottenere permessi orari, buoni pasto e rimborsi spese per chi è in lavoro agile. L'USB avvia assemblee telematiche contro l'accordo del 17 settembre!
Dopo la manifestazione nazionale dell'8 ottobre “Lavoro agile: Stesso salario stessi diritti” seguita in diretta da migliaia di lavoratori e al termine della quale abbiamo consegnato al Capo Divisione Risorse e al Direttore del Personale dell’Agenzia delle Entrate le quasi 10.000 email di lavoratori che chiedevano la corresponsione dei buoni pasto, avevamo annunciato che occorreva non fermarsi e proseguire aggredendo tutti i punti dell'accordo del 17 settembre siglato da cisl, uil, unsa, flp ed intesa.
Per tale ragione abbiamo prontamente inviato una nota (clikka qui) nella quale invitavamo l'amministrazione a rivedere i termini di quell'accordo e in particolar modo ad eliminare quell'articolo che incredibilmente preclude per chi svolge attività da remoto il diritto a fruire dei permessi orari.
Ci attendevamo una risposta dell'Agenzia ma al suo posto sono intervenuti cisl, uil, unsa e flp a spiegarci perchè è giusto che chi lavora in SW e voglia utilizzare un permesso ad ore per una visita medica (art 35) o per la legge 104, o per particolari motivi personali (art 32), senza alcuna necessità di recupero, non lo possa fare.
In un incredibile comunicato di 2 pagine rivendicano la sottrazione di quel diritto (attaccando USB che invece lo difende) sostenendo che è superfluo per chi lavora in smart working, (lo stabiliscono loro no?) e che pertanto deve essere limitato solo nei confronti di chi svolge attività in presenza. E con quale ragionamento questi geni del sindacato argomentano la loro tesi? Eccolo servito: il lavoratore agile non è tenuto ad un orario predeterminato pertanto può tranquillamente allontanarsi per qualche ora e poi recuperarle nella giornata stessa senza pretendere persino di fruire dei permessi orari che, invece, non devono essere recuperati (ad eccezione dei permessi orari a recupero di cui all'articolo 34 del CCNL). Questa negazione di un sacrosanto diritto secondo queste sigle non costituirebbe, quindi, un danno ma, udite, udite, consentirebbe “un migliore bilanciamento delle esigenze personali con quelle lavorative”.
Certamente va riconosciuto a cisl, uil,unsa e flp il coraggio di assumere una posizione così tanto penalizzante per i lavoratori che probabilmente nemmeno l'amministrazione avrebbe mai esplicitato con tanto candore.
Ma diciamo che il ruolo di un sindacato dovrebbe essere un altro, per usare un eufemismo.
Al di là delle goffe contorsioni del loro ragionamento, che si commentano da sole, ci preme evidenziare ciò che in realtà tutti sanno.
La fruizione dei vari permessi orari, ribadiamo prevista del contratto, non si pone in alternativa con la possibilità che caratterizza il lavoro da remoto di autodeterminare l'orario di lavoro ed eventualmente interrompere la prestazione lavorativa per poi recuperare quelle ore in giornata, ma si aggiunge a questa. Ed inoltre vi possono essere delle circostanze in cui potrebbe risultare impossibile recuperare le ore nella stessa giornata e quindi i lavoratori si troverebbero costretti o a prendere ferie o l'intera giornata di permessi.
Non c'è che dire, davvero un bel “bilanciamento delle esigenze personali con quelle lavorative”!
Resta il fatto che con la disciplina del lavoro agile frutto dell'accordo del 17 settembre oltre il mancato riconoscimento dei buoni pasto e di un rimborso per i costi che da mesi i lavoratori stanno sopportando, alcuni istituti contrattualmente previsti sono stati preclusi, tra l'altro in una fase che, a causa dell'esponenziale impennata dei contagi, si annuncia molto lunga.
Per tali ragioni va smontato da subito quell'accordo al fine di evitare che diventi la base della regolamentazione del lavoro agile a regime.
Nei prossimi giorni avvieremo, quindi, un giro di mini assemblee telematiche per votare la mozione contro l'accordo e per recuperare il diritto alla fruizione dei permessi orari.
La mobilitazione dell'USB continua, Covid o non Covid.
Di quella delle altre sigle firmatarie dell'accordo del 17 settembre non vi è mai stata traccia. D'altronde risulta davvero poco credibile mobilitare i lavoratori contro i danni da loro stessi creati...
Chi è parte del problema non può esserne la soluzione.