Il futuro Sevel? Parole parole parole
Il piano industriale illustrato ad inizio marzo dal Ceo di Stellantis e l’incontro di mercoledì al Mise con le parti sociali non chiariscono molto sul futuro dello stabilimento Sevel: tante parole, tanto ottimismo e pochi fatti.
La verità è che non vi sono un piano ed un programma industriale del paese per il settore automotive. I finanziamenti annunciati nel settore dal ministro Giorgetti per i prossimi anni non risolvono i problemi in assenza di una strategia precisa e di una programmazione che un Paese dovrebbe avere per un settore così vitale per l’Italia, che occupa tantissimi lavoratori.
Ci sono moltissimi nodi da sciogliere e non vediamo una visione per il futuro se non un caos disorganizzato, che non è il modo migliore per pilotare il settore verso la transizione energetica: non si comprende quali e quanti investimenti farà Stellantis nell’impianto di Val di Sangro, non una parola sul piano occupazionale.
Il governo, dal canto suo, dimostra che non è in grado di comprendere la necessità della riduzione di orario di lavoro a parità di salario per il settore, per scongiurare la perdita di migliaia e migliaia di posti di lavoro dovuta alla transizione energetica e alla digitalizzazione già in atto e finanziata dall’attuale e dai precedenti governi; tantomeno di cogliere come opportunità l’attuale “crisi dei semiconduttori” facendo investimenti nel settore per rendere appetibile la produzione auto nel nostro Paese nel prossimo futuro.
Ricordiamo che in Abruzzo vi è un territorio che ha un passato di importanza notevole nel settore elettronico ovvero quello aquilano: perché non investire per riportare produzioni in quella che era chiamata la Silicon Valley italiana? Potrebbe essere un’occasione per ridare fiato sul piano occupazionale a una zona martoriata da vicende note, sfruttando la presenza di lavoratori già con professionalità acquisite, e per rendere attrattiva la nostra regione e quelle limitrofe per diverse tipologie di produzione, comprese quelle dell’automotive.
Quanto alla Val di Sangro ribadiamo che il polo automotive, tanto invocato in passato, va ripreso anche se per qualcuno non è più di moda e non fa notizia.
Di fronte a questo scenario vedere sindacati che sprizzano ottimismo ha dello sconcertante e non ci uniamo a questo coro stonato.
Come USB non ci accontentiamo di parole ma pretendiamo fatti concreti e tangibili a tutela dei lavoratori, del territorio e del futuro del settore automotive nella nostra regione e nel nostro Paese.
Il Coordinatore Fed. USB Abruzzo
Luigi Iasci
Il coordinatore Prov. USB Lavoro privato Chieti
Fabio Cocco
USB Lavoro Privato
Lanciano, 10.03.2022